
Nel 2008, durante un soggiorno a New Orleans, Banksy realizzò un’opera dal forte impatto emotivo. Il murales nacque nel contesto del disastro provocato dall’uragano Katrina ed è diventato un’esplicita denuncia dell’inefficienza delle autorità locali nel gestire l’emergenza. Protagonista, ancora una volta, è una bambina. La piccola indossa un vestito scuro con maniche corte e colletto bianco. Tiene un ombrello sopra la testa, ma, paradossalmente, è proprio dall’interno che sembra provenire la pioggia che la bagna. Guardandosi attorno, la protagonista scopre che fuori da quell’apparente protezione c’è in realtà il sole. Il suo volto comunica un mix di emozioni: tra stupore e vulnerabilità. L’uragano Katrina ebbe un forte impatto sulle popolazioni colpite. Nonostante fosse previsto un fondo federale di 20 milioni di dollari, il sindaco di New Orleans fu colto impreparato. Quando il disastro colpì, le autorità impiegarono due giorni prima di ordinare l’evacuazione. Lo stadio Superdome venne rapidamente trasformato in rifugio e accolse circa trentamila persone, costrette a sopravvivere per una settimana in condizioni estreme. Anche l’amministrazione Bush venne duramente criticata: il Presidente si trovava in vacanza e la risposta federale fu giudicata lenta e inadeguata. Per scongiurare l’innegabile danno alla sua immagine, George W. Bush scaricò ogni responsabilità sui governi locali. Con quest’opera, Banksy dà voce al dolore e all’abbandono vissuti dagli abitanti della Louisiana e del Mississippi, trasformando l’arte in una forma di denuncia sociale.
