
Keith Haring, dopo una tradizionale formazione artistica, iniziò attorno al 1980 a diffondere il proprio marchio artistico sui muri delle metropolitane, venendo spesso multato e in qualche caso temporaneamente trattenuto dalle autorità poliziesche. Le sue proverbiali f igure stilizzate sono deliberatamente ispirate al mondo dei fumetti, primitive certo, ma al tempo stesso “pop”, facilmente apprezzabili da un vasto pubblico. Questo connubio tra diverse espressioni culturali e la sua innegabile originalità lo portarono a divenire presto una star dell’underground newyorkese. Nelle metro le sue opere venivano spesso staccate e rivendute a peso d’oro. Questo fenomeno, al limite della legalità, lo proiettò nel sistema dell’arte, capace di accoglierlo anche in virtù dell’amicizia professionale con Andy Warhol. Inizialmente Haring dipingeva figure isolate, tratteggiate con rapidità nei sotterranei, ma presto le sue composizioni si infittirono di figure e segni. Oltre l’opera, Haring intuì le potenzialità del merchandising ed il mercato venne invaso da infiniti gadget d’artista, commercializzati a partire dal 1986 direttamente nel suo Pop-shop di New York. Suo ultimo capolavoro fu il grande murale Tuttomondo, realizzato a Pisa nel 1989 su una parete della chiesa di Sant’Antonio. Il canto del cigno prima della prematura scomparsa a causa dell’Aids.
